venerdì 26 giugno 2015

Claudio Di Scalzo: Si può raccontare la scuola? Ludico Ragione Scienza





Claudio Di Scalzo

SI PUO' RACCONTARE LA SCUOLA? E COME?
(Ludico Ragione Scienza)

La scuola è necessario che la si racconti. Inventando nell'epoca telematica, nel Duemila, una sua "narrazione", sua perché dovrebbe nascere nell'alveo della struttura (ed oggi le tecnologie lo permettono se i componenti della scuola, insegnanti, studenti, bidelli, si appropriano dei generi un tempo demandati agli intellettuali od ai creativi: penso alla fotografia a brevi narrazioni) che superi e il pietismo novecentesco intriso di buoni sentimenti a partire dallo zuccheroso "Cuore" e gli esiti secondo-novecenteschi tutti affidati al grottesco e alla demolizione, ingiusta, sostanzialmente, in chiave parodistica, del mondo della scuola e degli insegnanti e degli studenti; oppure consegnata (la scuola) a vicende sanguinolente tipo narrazioni dei cosiddetti scrittori "cannibali" o financo virate in un erotismo inesistente (tipo "100 colpi di spazzola");... tanto per vendere qualche grammo di carta; (anche il cinema lo ha fatto spesso) 

Ed io come lo faccio? se mi pongo questa domanda posso rispondere che intanto lo faccio costruendo sulla didattica, spesso innovativa, racconti fotografici, finzioni nei diversi generi, frammenti di prosa. Un esempio sta nella fotografia in esergo. "Il compleanno di Giovanni Bertacchi". Organizzato come un viaggio nei luoghi bertacchiani in progress. Fino  a giungere nei crotti. Un Progetto sul poeta alpino che il Comune di Chiavenna finanzia. Ed al quale ha partecipato anche il preside Salvatore La Vecchia. 

Ovviamente le mie interpretazioni rimandano al genere della finzione creativa, a volte del sottile umorismo, anche all'ambito sublime, perché le vite scolastiche, degli studenti e degli insegnanti, spesso propongono biografie delicate, fini, avventurose, e, nel tempo presente, purtroppo, sono poste sotto il martello di una tecnica impietosa (nemica per sua natura dell'Umanesimo nell'epoca dello spettacolo) che svelle ogni tradizione per mercificare l'Essere. Dunque la narrazione sulla scuola (e, ovviamente, bisogna stare attenti a non violare la riservatezza sui meccanismi istituzionali: su quanto accade nei consigli nelle commissioni ecc. o quantomeno a coniugare in modo ottimale il reale con la finzione. Scommessa ardua!), è, nel mio tentativo, quello di ampliare l'umano, l'UMANISMO, la relazione educativa a partire dalla letteratura. Dall'estetica. 

A volte mi viene contestata un'eccessiva crudezza nei fatti, che non sono abbastanza velati, o dispiegati in un tempo narrativo sfumato. Ed io accetto la critica, ovviamente, anche perché potrei urtare altre biografie, però rimango convinto che la scuola debba essere raccontata nei momenti "caldi" (anni fa un mio articolo sulla tempistica per uscire di classe per andare nei bagni sollevò un putiferio. E, certamente, fui troppo realistico e crudo. Il plot narrativo incorreva nell'esagerazione non necessaria, però evidenziava un problema che poi è stato risolto) degli eventi; magari inventando nomi, situazioni, luoghi (sfumandoli). Antonio Scurati ad esempio l'ha fatto con "Il sopravvissuto". Ed anche un film tanto visto e rivisto sul giorno prima degli esami, l'ha fatto. 

Dunque, senza ambire a platee vaste quanto quelle citate per i miei post scolastici, metti del PROGETTO BERTACCHI o LIBRIAMOCI, credo che questo mio impegno di "narrazione" debba essere visto come proficuo. Dialettico. E, se a volte scomodo - esiste una narrazione efficace che non sia un tantino scomoda? - garantisco che passerò dalla hegeliana antitesi ad una sintesi che valga come arricchimento per chi scrive e per il lettore. 

L'obiettivo, di me come insegnante e scrittore, è di rendere evidente che le nuove generazioni non possono più vivere di prassi novecentesche nella didattica e nella produzione delle materie studiate, bensì necessitano di laboratori, di innovazioni tangibili, di un'altra antropologia mi verrebbe da dire;... un uso sempre più agile dell'immagine del suono delle performance, lo ricordo, sono state inserite nelle scuole d'avanguardia europee. Perché non potrebbe accadere un simile tentativo in ambito alpino, e metti in una scuola superiore come il "Leonardo da Vinci"? Ciò, sarebbe, ne sono certo, un viatico per aumentare gli iscritti, e, raggiungere, da questo versante, una quota di "eccellenza". Il LUDICO accanto alla RAGIONE e alla SCIENZA!


   



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